How To Survive · Milano

Gli Amici A Milano – Manuale di Sopravvivenza Ep. 2

Partiamo da una doverosa premessa: io sono di Sondrio, a due ore dalla city, ed il percorso naturale di chi prosegue gli studi dopo le superiori prevede di spostarsi a Milano, andare a vivere in coinquilinaggio con l’ex compagno di banco e tornare in valle ogni weekend con la valigia contenente i vestiti sporchi da far lavare alla mamma.

Quindi, a parte l’ultimo passaggio perché io a Sondrio ci tornavo poco già dal primo anno, anche per me arrivare qui è stato tutt’altro che un trauma: sono effettivamente andata a vivere con la mia compagna di banco delle superiori Suzie, e i miei amici che in Valtellina erano a 35 km di distanza qui li avevo a qualche fermata di metro, quelli un po’ più grandi erano già a Milano da un po’ e quindi ero già ambientata prima di arrivare.

Occorre fare anche un’altra premessa: Milano per farsi amici nuovi è un posto orribile.
Anche questa opinione, ovviamente, deriva dalla mia esperienza personale, ma non sono stata l’unica a fare fatica.

Se si arriva qui per studiare la situazione è leggermente migliore, devo dire che in questo caso ho fatto io un paio di errori fatali. I primi giorni di università nessuno conosce gli nessuno, tranne magari quel compaesano che non vedi da 10 anni o la nipote dell’amica dello zio del prete del paese dove è nato tuo cugino, e quindi avviene questo fenomeno sociologico in cui tutti parlano con tutti, allora il mio consiglio in questo caso è il seguente. La situazione vi sembra alienante? Vedere gente attaccare bottone per cose così insulse vi fa venire il nervoso? Il vostro primo desiderio è quello di scappare a rintanarvi nella vostra isola di solitudine lontano da quel marasma di conoscenze a caso?

Perfetto: non fatelo! Questa faccenda dura davvero poco, d’altronde siamo sempre nella città più nebbiosa d’Italia, ma conclusasi l’esperienza di scambi verbali a fiume con letteralmente chiunque solo perché questo si trova nei paraggi, ecco che i gruppetti sono formati, e sì, cari amici, saranno quelli che vi porterete dietro per tutti i 3 o 5 o 7 o chissà quanti anni avete intenzione di impiegare a laurearvi, e penetrare queste recenti ma già solide barriere sarà molto più difficile di quanto vi aspettiate considerando l’orrendo teatrino a cui avete appena assistito.
Certo, ci saranno nuovi corsi, altri compagni che come voi hanno rifiutato la socialità, gente degli altri anni ecc ecc, ma il grosso della conoscenza si fa proprio in quei primi, caotici giorni.

Se tutta questa spataffiata sull’ansia da gente che si parla e voglia di nascondersi sotto un tavolo abbracciandovi le ginocchia vi lasciano perplessi perché siete degli individui socievoli e pieni di vita, buon per voi: vi troverete nell’ambiente ideale per stringere nuove entusiasmanti conoscenze che potrebbero durarvi per sempre. Invece noi disagiati sociali dobbiamo fare un grande sforzo che io ovviamente non ho fatto. Per questo nel disagio sono riuscita a pescare solo un altro paio di disagraziati (ciao Ale, ciao Ric!). Devo dire che comunque loro adesso sono lifelong friends quindi tutto sommato va benone, ma tornassi indietro forse ci penserei meglio, soprattutto perché durante gli anni dell’università ho avuto quasi solo conoscenze superficiali ed inoltre pochissime donne ( e dire che a Mediazione l’80% sono donne, ma questa misoginia mi accompagna da tutta la vita e inizio a sospettare che rimarrà tale per l’eternità).

Quindi mi raccomando: fatevi forza per i primi giorni. Se per qualche ragione siete costretti a perdere, diciamo, la prima settimana di lezione, mi dispiace: siete SPACCIATI.

 

La situazione, già non rosea, assume le tinte della tragedia se vi trasferite a Milano solo per lavorare. In questo caso per fare amicizia potete affidarvi solo a tre cose:

  1. Qualche Santo nel calendario
  2. I compaesani che si sono trasferiti a Milano (se siete pugliesi ad esempio andate tranquilli, nella vostra terra d’origine non è rimasto nessuno: siete tutti qui)
  3. Le vostre personalità multiple che potrebbero legare tra loro.

Scherzi a parte, fare amicizia sul posto di lavoro è veramente difficile per dei ragazzi e delle ragazze; prima di tutto per un fattore anagrafico. Se siete sotto i 30 anni e andate a fare lavori d’ufficio quasi di sicuro andrete a finire in posti in cui l’età media è 10 anni sopra la vostra. Gente sposata, con figli & co. , insomma, non esattamente l’ideale per diventare amichetti del cuore. Inoltre ho notato che chi lavora in azienda, anche se giovane, è più propenso a cercare una stabilità, perciò se anche io lavoro in un ufficio in cui il 70% dei dipendenti ha tra i 25 ed i 35 anni, quasi tutti sono accoppiati e convivono, stanno cercando di comprare casa, e non devo certo stare a spiegarvi quanto questo, spesso, comporti un taglio netto alla vita sociale. Quindi ok a un aperitivo post lavoro al mese, ma non allarghiamoci oltre. Se andrete a lavorare in ristoranti, bar o comunque strutture con tanti giovani, probabilmente ci saranno anche in questo caso gruppi già formati e difficili da penetrare ( ho già parlato dell’incredibile empatia dei milanesi? ). Il festival delle banalità suggerisce: buttatevi, provate a proporre un caffè o un aperitivo, magari funziona. Con me, devo dire, non ha funzionato mai. Finita l’università, quando le mie coetanee sono tornate al paesello e sono rimasta l’unica a lavorare a Milano, ho provato in vari modi a legare con persone nuove che mi sembravano interessanti, perché ce ne sono parecchie. Eppure non ci sono mai riuscita ed ancora non riesco a spiegarmi il perché,se non con la recente convinzione che da fuori sono una sfigata (dentro ovviamente mi sento una Queen). Sia chiaro, io sono una persona molto difficile, su certe cose estremamente rigida, con un carattere preciso e non di facile gestione. Sono consapevole di saper dare tanto, e anche di non farlo quasi mai. Aggiungiamoci il periodo, dato che l’ultimo anno è stato ottimo sotto certi punti di vista ma disastroso a livello di soddisfazioni personali, e sicuramente ho avuto più di un lunedì in cui sono stata intrattabile. Ma questo la gente con cui ancora non avevo scambiato nemmeno due chiacchiere non poteva già saperlo, no? Qualcuno mi ha detto che è una questione di atteggiamento. Sinceramente non ci ho dato peso, per il motivo di cui sopra. Però sta di fatto che una giustificazione ancora non l’ho trovata, e fa niente: con questo posto non ho più nulla da spartire.

A Milano ci sono dei posti dove è facile legare con qualcuno, soprattutto quando non fa troppo freddo: le Colonne di San Lorenzo per esempio sono un ritrovo di giovani quasi ogni giorno della settimana ed è facile vedere gruppetti unirsi con le scuse più banali (hai l’accendino? Funziona sempre). Anche le feste universitarie sono delle buone occasioni. Se conoscete qualcuno di interessante cercate di mettervi in contatto! A meno che, come me, non siate degli abili stalker e non abbiate bisogno di questi mezzucci. In caso contrario, chiedere il numero ad una persona appena conosciuta può sembrare un po’ weird, quindi meglio chiedere se ci sono su Facebook o Instagram.

E infatti esiste un’altra strada, quella che i puristi della socialità rifiuteranno fino alla morte, la via della corruzione e del sacrificio dell’anima al terzo millennio, la via della resa, cari amici, sto parlando del web. Ebbene sì, è possibile fare amicizia anche sull’internet, e se ce l’ho fatta io, possiamo farcela tutti.

Uno dei miei primo amici di Milano mi aveva aggiunta su Facebook un po’ per caso, avevamo chattato qualche volta, e poi mi aveva detto che quel sabato sera, in cui ero libera, sarebbe andato a ballare con degli amici e se volevo unirmi. La cosa divertente è che mi ha anche offerto di darmi i contatti di alcune sue amiche in modo da permettermi di verificare che fosse un tipo ok. Probabilmente sarebbero state attrici pagate J .

Un’altra bellissima e recente opportunità che dà il web per conoscere gente nuova si chiama ComeHome, è un sito ed un’applicazione nata da poco. Il meccanismo è semplice: io ho una casa o uno spazio e voglio fare una festa. So già che i miei soliti amici paccheranno e il rischio è di trovarci gli stessi 7-8 cristiani di ogni sabato sera. Allora metto la mia festa sul portale, così anche gli altri utenti, sconosciuti insomma, possono vedere la mia proposta e manifestare il loro interesse. A questo punto gli interessati comprano un accredito, perché io a casa mia metterò a disposizione cibo, bevande, di solito la festa ha un tema, a volte c’è anche una cena, ed il costo può variare. Gli accrediti si pagano online o direttamente in loco. L’indirizzo viene mandato solo agli accreditati, poiché ovviamente il numero di posti è limitato. Ed ecco fatto: può sembrare un’idea bizzarra e sicuramente lo è, ma se ci riflettete un attimo vi renderete conto che inconsciamente in una festa in casa è più naturale legare con sconosciuti rispetto ad un locale pubblico, per questo trovo che questo format sia molto intelligente.

E poi il web offre altre infinite possibilità, dagli eventi universitari / Erasmus, ai siti di annunci in cui si ricercano amici a Milano e si organizzano anche uscite di gruppo (molto attivo è vivastreet) , ai gruppi “specializzati” di Milano (quelli per musicisti, per scrittori e blogger, ecc) che a volte propongono incontri… Alcune volte sono anche uscita con gente conosciuta su Couchsurfing.

Per favore, nel caso in cui decidiate di uscire con gente che non conoscete prendete tutte le precauzioni del caso, cercate magari di non essere da soli, scegliete luoghi frequentati, se siete soli dite a qualcuno dove cavolo state andando, insomma, siate ragionevoli, ché non voglio avervi sulla coscienza! Il mondo è fatto da gente strana e quindi è sempre meglio prevenire che trovarsi davanti all’incurabile.

Cari followers, la premessa è sempre quella: Milano NON è una città amichevole, non lo è stata per me che sono una scaccia-gente, tipo spaventapasseri ma con le persone, soprattutto ultimamente, ma anche in modo oggettivo, legare con sconosciuti qui è molto difficile, ed è veramente raro riuscire a costruire un rapporto profondo e duraturo. Provateci, e se troverete qualcuno con cui vale la pena insistere fatelo. Tenete anche presente che possiamo dirci fortunati se i nostri amici veri, quelli che camminerebbero sulle braci per noi, si contano sulle dita di uno struzzo. Eh già, sono tempi duri per la gente mondana. Ma qualcuno ce la fa, forse anche voi.

E se non ce la fate…. Scappiamo, magari da un’altra parte è diverso.

Io, a breve, vi saprò dire.

 

 

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