Pensieri

23 giorni sobria

Settembre è stato un mese difficile.
Ovvio che lo è, no? È finita l’estate, si torna a scuola. Le giornate si accorciano, arriva il buio.
A settembre ho esagerato.
Mi sono cancellata (ancora), e ho sentito il bisogno (tanto familiare) di autodistruggermi. Una persona che io reputo persa mi ha detto: “Io penso che tu abbia un problema”. 

Il 29 settembre ho avuto una discussione che mi ha fatta confondere. Non ho più tempo da perdere – ma quando mai ne ho avuto? E quanto invece ne ho perso?

Io non voglio avere un problema e non voglio lasciarmi confondere. 

Ho inventato il “Sober October” per togliermi dal loop autodistruttivo e per poter ragionare lucidamente. Chi mi conosce lo sa, ho un vizio duro da estirpare, l’unico modo davvero efficace per non risvegliare la belva è non bere. Mai. 
E poi non volevo farmi abbagliare dalle luci dell’alcool, dalla disinibizione che ne consegue, dalla falsa sensazione di benessere ed euforia che il bere dona. E quindi taglio tutto: d’altronde sono una persona radicale. Tant’è che a mente lucida ho visto come stavo male e ho risolto la situazione nel modo più doloroso ma anche coraggioso. A che vale una finzione che ha il solo pregio di nascondere una solitudine che non avevo voglia di provare? 

E quindi eccomi qui, al 23esimo giorno senza bere. 

Non è stato facile: ho partecipato a degustazioni di vino, lavorato in discoteca, affrontato giornate difficilissime. Ma l’ho fatto solo e soltanto con le mie emozioni reali e pure, senza alterazioni. Sono stata, e sto ancora, malissimo: ma questa era la realtà e non è giusto mascherarla con la scappatoia più facile.

Io di problema non ne ho mica solo uno: combatto da una vita contro mostri che non posso sconfiggere. Ma lotto con tutte le mie forze, da sola quando serve, e non mi sono arresa mai. Accontentata, nemmeno. 

Ho sentito una persona radicale più di me dire così: “Le persone con un certo spessore emotivo, serene non le ho viste mai”.

Forse è questa la mia condanna. Ma ci provo e ci provo e ci provo e ci provo, e corro a perdifiato mentre il destino beffardo ride e beve per dimenticare che non ha mai avuto una battaglia che valesse la pena combattere. 

Ma se ci pensi adesso dimmi: se tu smettessi di annebbiarti i pensieri con sostanze bugiarde, cosa ti resterebbe di reale e che ne valga la pena?

Berrò ancora e cadrò ancora. Ed è vero, sul letto di morte non ricorderò di quel giorno in cui non ho assaggiato il vino imbottigliato il giorno prima dal mio amico viticoltore; ma mi ricorderò senz’altro della mia integrità, determinazione, e del fatto di essere riuscita a portare a termine un compito all’apparenza piccolo ma così importante: scegliere la Verità.

 

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