Pensieri

Fenomenologia Delle Ultime Volte (& Come Bordeaux Mi Ha Cambiato La Vita)

Ben noto è il romanticismo che caratterizza Le Prime Volte, quelle che teoricamente verranno ricordate per sempre, nei secoli dei secoli e spesso idealizzate, ricoperte da una patina scintillante che di base è solo una conseguenza del nostro ripensare e rivivere il momento. La verità? Le prime volte sono raramente le migliori (tranne che con l’MD, in quel caso è la migliore). Prendiamo il sesso. Per quanti di noi La Prima Volta è stata una bella esperienza e per quanti, invece, ha rasentato il disastro? Io avevo 16 anni e stavo col mio primo fidanzato da qualche mese, a un certo punto mi sono stufata e gli ho detto di smettere. La prima volta che ho provato una sigaretta ho tossito, la prima volta che ho fumato una canna ho tossito (tuttavia non mi sono mai appassionata a queste pratiche). Il primo giorno di scuola ho sempre avuto l’ansia, il primo giorno di un nuovo lavoro ho sempre avuto il panico. Poi ci sono anche le prime volte belle. La prima volta che ho fatto il bagno nell’oceano, la prima volta che ho preso un aereo da sola. Molto spesso una Prima Volta non viene vissuta come tale dal momento che non ci si rende conto che lo sia, troppo impegnati a vivere il momento con un bombardamento di input completamente nuovi.

Per quel che riguarda Le Ultime Volte, non sempre è possibile stabilire con certezza ed in anticipo che quell’occasione è l’ultima volta in cui si farà qualcosa: si smette e basta. Io non sto vivendo una vita convenzionale, al contrario. Nell’ultimo anno ho cambiato 6 case, 8 lavori, centinaia di persone accanto. Dopo qualche tempo (a volte giorni, a volte mesi) in un posto ho sempre sentito l’esigenza di cambiare, di spostarmi ed andare via. E quindi eccomi lì a programmare il prossimo piano, a prendere decisioni per le ragioni sbagliate o forse no. 

Si avvicina il giorno della partenza. Dopo quella Prima Volta, quella in cui ho detto addio a 7 anni di certezze, tutto in confronto è più facile. Eppure è inevitabile il mio rendermi conto che da lì tutto potrebbe essere l’Ultima Volta. 

L’ultimo giorno a Las Palmas, la mia Isola che non c’è, era il mio compleanno. Ho fatto il mio più bel tatuaggio ed ho festeggiato con i fuochi d’artificio sulla spiaggia perché è festa nazionale in Spagna. È stata la giornata di sole più spettacolare che ci sia stata nei miei due mesi e mezzo lì e tutti i miei amici c’erano, fisicamente o meno. Ogni minuto di quella giornata era l’Ultimo ed io ero felice e disperata al tempo stesso. Ogni volta che me ne sto per andare mi concentro per pensare che quella è (o potrebbe essere) l’Ultima Volta. Non sempre lo è, ma anche qualche giorno prima inizio a pensare che potrei non rivedere una persona, un posto, che potrebbe non far più bel tempo lì e quindi quella può essere l’Ultima Volta che vedo il Sole lì. Non sono triste, di solito. Non dico che sono abituata, non ci si abitua mai, ma il mondo è così piccolo in fondo, le priorità cambiano, i pianeti si riallineano. Ho salutato quello che è stato il centro del mio mondo per 7 mesi all’aeroporto di Orio al Serio ad inizio gennaio con la consapevolezza che non saremmo durati, e il destino l’ha riportato sulla mia strada poche settimane dopo, in una veste diversa, più giusta. 

Bordeaux ha cambiato tutto. 

Ci dovevo capitare l’estate scorsa, dopo Las Palmas. Le solite ragioni sbagliate mi hanno fatto cambiare idea e quindi ci sono finita all’inizio di quest’anno, ancora in fuga, ancora in cerca di rifugio, ancora reduce degli stessi errori. Questa volta però, dopo i nove mesi di vacanza dell’anno scorso, doveva iniziare la vita vera. 

Per questo Bordeaux è stata diversa. Ho lavorato, conosciuto persone, posti. Sono rimasta molto, ho svolto la burocrazia. Non avevo amici, non avevo appoggi, non conoscevo nessuno. L’ambiente, per molti versi, mi era ostile. Non ero più solo circondata da gente di passaggio, viaggiatori solitari, esploratori amanti della natura. Sono piombata nella vita reale di persone che hanno scelto questo posto per ricominciare, o per provarci, persone innamorate della città o della sua periferia. E ho pensato che forse, anche io….

Mi è andato tutto bene, qui. Ho fatto serate bellissime e ho trovato lavoro subito. Sono stata apprezzata all’ostello ed assunta nel primo ristorante in cui ho fatto la prova. In ogni posto le persone mi hanno voluto bene. Bordeaux non è più “una vita in vacanza”, qui ho lavorato tra le 50 e le 60 ore a settimana per due mesi, 7 giorni su 7 e con davvero troppe poche ore di sonno addosso. Questa era la vita vera e ragazzi… Mi è andata da Dio.

Ma.

Non mi basta mai. Oppure mi basta fin troppo. Il mondo è grande, non è vero? E vuoi mettere l’estate a mare…?

Seguo il piano originale…. Scappo via. Butto tutto per l’ennesima volta, forse quella di troppo. Con la mia solita modalità carro armato lascio dietro di me i detriti di quello che avrebbe potuto essere un progetto vero, funzionante, solido. Mi dico che posso tornare, ma so che probabilmente non lo farò. Ho troppa paura. O forse non ne ho abbastanza.

Affogando tra le mie lacrime ho detto degli arrivederci che potrebbero essere degli addii. Nuove avventure arriveranno…. Ma l’Ultima Volta quando sarà?

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