Alessandro arriva sotto casa alle 19.55. Dopo 4 giri dell’isolato ha trovato un parcheggio praticamente di fronte al suo palazzo, solo il muso della Ka esce di poche decine di centimetri dalla linea blu. Si ferma in macchina col motore acceso per non fermare il riscaldamento: è il 21 di dicembre e fuori fa già -1. Resta lì a scrollare il telefono per distrarsi dalla giornata di lavoro che è finita un’ora fa, e in attesa che i suoi due coinquilini, che lavorano da casa, liberino la cucina: di solito finiscono di preparare verso le 20, e poi si chiudono ognuno nella propria stanza. Alessandro ha comprato delle polpette al sugo all’Esselunga accanto all’ufficio e tra poco salirà al quarto piano del civico 19, le scalderà nel microonde e le mangerà direttamente dalla confezione.
Alle 20.11 spegne il motore, prende la busta usa e getta dal sedile accanto, scende dall’auto e la chiude con il telecomando. Alza gli occhi verso il quarto piano e vede che la luce della cucina è già spenta. Nell’edificio di fronte vede qualcuno passare e fermarsi davanti ad una finestra. Indugia un attimo, ma non vede da così lontano, e poi non è bello guardare in casa agli altri. Quindi inserisce le chiavi nel portone del palazzo, lo spinge e ne viene inghiottito.
Dal terzo piano del civico 12 Marta guarda Alessandro sparire nel condominio. L’ha visto parcheggiare stortissimo e restare a lungo in macchina, e continua a guardarlo distrattamente mentre sorseggia il brodo dei suoi ramen presi d’asporto, seduta sullo sgabello del piccolo tavolo alto della cucina. Vorrebbe guardare il telefono, le sembra di aver sentito la notifica di una mail, ma l’ha lasciato in camera e ormai ha finito di cenare.
Quando Alessandro entra in casa, Marta si alza e butta i coperti di plastica nella spazzatura, poi va a recuperare il telefono e si stende sul letto.
Marta e Alessandro sono vicini di casa da quattro anni e prima di oggi non si erano mai visti.