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Storie Stra Ordinarie – Vasco e l’Hôtel de Ville di Parigi

Quando avevo vent’anni facevo l’università, per la precisione studiavo Mediazione Linguistica e Culturale, che molto curiosamente è il lavoro che faccio adesso, dieci anni dopo.

Studiavo francese e volevo viaggiare, ecco perché decisi, in quell’estate 2013, di partire all’avventura verso Parigi. Avevo abbastanza soldi per sopravvivere un mese, avrei cercato lavoro ed eventualmente sarei restata più a lungo.

Partii il 25 giugno, il 29 avevo trovato casa, l’1 luglio iniziai a lavorare.

Avevo scritto sul gruppo “Italiani a Parigi” (ce n’è uno per ogni città!) per chiedere delle info su una scheda telefonica, mi aveva risposto un ragazzo che si chiamava Vasco e aveva qualche anno in più di me e mi aveva aiutata. Eravamo rimasti d’accordo che gli dovevo una birra ed ecco perché quando ero a Parigi da un paio di settimane abbiamo organizzato un’uscita.

Mi aveva detto che era il compleanno di un amico e che lo festeggiava all’Hôtel de Ville.
Ora bisogna fare una piccola premessa: io pensai che l’Hôtel de Ville fosse, appunto, un hotel. Se voi sapete cos’è, beh, probabilmente conoscete la Francia più di quanto la conoscessi io a quei tempi, e state già avendo uno spoiler.

Con la mia convinzione in tasca chiesi a Vasco se mi dovessi vestire bene (già presagivo un futuro a farmi rimbalzare nei locali), ma lui mi rassicurò che non era necessario. Ci demmo appuntamento in una piazza. Guardai su Google come arrivarci, presi la metro, e quando dovetti scendere… Ma… Un attimo… La fermata si chiamava Hôtel de Ville?! Iniziavo ad insospettirmi, ma evidentemente non abbastanza. In ogni caso mi ero vestita bene, o comunque avevo fatto il meglio con gli strumenti a mia disposizione:

Incontrai quindi Vasco e ci incamminammo. Davanti a noi un edificio molto imponente e sontuoso, decorato su ognuna delle numerose facciate da diverse statue. Ci stavamo avvicinando PROPRIO a quell’edificio, finché finalmente Vasco girò a sinistra e prendemmo una stradina laterale.
Non feci neanche in tempo a tirare un sospiro di sollievo che il mio accompagnatore girò di nuovo: stava entrando proprio in quel palazzo, ma dal retro.
Per chi all’inizio dell’articolo non sapeva cosa fosse l’Hôtel de Ville ed abbia resistito alla tentazione di andare a vedere cos’è, lasciate che vi mostri una diapositiva:

Ora capite perché mi stavo facendo così tante domande?

Con mio sommo stupore e perplessità entrammo e dopo aver salito una scalinata ci ritrovammo in questo enorme salone dove c’era una tavola apparecchiata per una trentina di persone. Le pareti erano affrescate così come il soffitto, e tutti indossavano abiti eleganti. Il mio accompagnatore aveva una quindicina d’anni più di me, e gli altri sembravano tutti più grandi di lui, a parte alcune ragazze in abito da sera che dovevano avere la mia età e che scoprii essere le figlie del festeggiato e le amiche.
Mi trovavo quindi più confusa che mai a passare da una persona che mi chiedeva “Mademoiselle, voulez-vous du champagne?” (risposta: un titubante “Oui?”, temendo che fosse uno scherzo o che mi avrebbero chiesto un centone, ed invece me lo vedevo versare per davvero), a una cena a base di caviale e non ricordo quali altri piatti raffinati, ad un uomo (il pasticcere, mi dissero) che mi proponeva con gentilezza e orgoglio di mostrarmi la sala principale e quella adiacente: “Vedi, laggiù è dove si mette Sarkozy per fare i discorsi alla nazione!”. La diapositiva della mia faccia quando il tipo pronunciò questa frase non ce l’ho, ma credo possiate immaginarla.

Purtroppo le foto che ho dell’interno sono estremamente mediocri ma dovrebbero comunque bastare per darvi l’idea di dov’ero:

Insomma ragazzi, il punto è che me ne stavo dentro al palazzo del comune di Parigi, il quale, come scoprii in seguito, non è mai accessibile al pubblico tranne per poche rare occasioni. Ero a Parigi da pochi giorni, e persone che ci abitavano da anni non avevano mai avuto la possibilità di entrare nell’edificio. Quando mi affacciavo alla finestra la gente in strada guardava in alto sorpresa: non c’era mai movimento da quelle parti, men che meno la notte.

“Ma dove cavolo mi hai portata??!” chiesi a Vasco dopo la cena.

Se la storia vi ha affascinati fino a qui, sappiate che il finale potrebbe essere deludente. Consiglio quindi a quelli che preferiscono il lieto fine delle favole di interrompere la lettura.
Per i veri come me invece il finale è lo stesso bello, perché il tenore di assurdità di questa storia viene mantenuto alto fino all’ultimo. Si dà il caso infatti che il festeggiato era nientepopodimeno che….. IL FIGLIO DELLA CONCIERGE (volgarmente: portinaia) dell’Hôtel de Ville, il quale viveva in un appartamento al piano terra dell’edificio ed aveva avuto il permesso di utilizzare la “Salle des Fêtes” per festeggiare il proprio anniversaire. 

 

Romantico o meno, questo è uno dei ricordi più assurdi che ho della mia estate a Parigi perché non avendo idea di cosa stesse succedendo ho avuto il privilegio di passare una serata in un edificio estremamente prestigioso in cui il 99% della popolazione non riesce a entrare mai.
Pas mal ça!

 

 

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