Pensieri

Caterina Non Fare La Stupida

Guardavo (è già passato un altro anno) le tue foto nel profilo da cui non ti avevo bloccato (ma ora l’ho fatto). Mi avevi dato quello all’inizio e mi avevi detto che la tessera sanitaria, con quel nome un po’ straniero che curiosamente corrispondeva a quello con cui ti eri presentato, l’avevi rubata a qualcuno al tabacchino. Ti vergognavi di dirmi che venivi dall’Est Europa oppure mi mettevi alla prova come fai con tutti. Non lo so io e mi sa che non lo sapevi neppure tu.

Dunque da questo profilo ti sei chiuso fuori circa nel 2016, circa proprio quando ti ho visto per la prima volta. Le foto sono ancora più vecchie. Guardo le cose che sono diverse: avevi meno segni sulla faccia e dentro gli occhi, a volte lo sguardo pulito di chi è ancora in tempo a cambiare.

Un anno fa ti vedevo come chi è stato tradito : ti trovavo finito, incastrato, ancora bellissimo.
Nell’anno più buio della storia della nostra generazione però alla fine quel passo l’hai fatto. Ma senza di me.

Oggi sono ventisette anni che sei venuto al mondo. Sei nato nel giorno più corto dell’anno, quello in cui l’alba sembra non arrivare mai ed il crepuscolo è dietro l’angolo, arriva presto, troppo presto.

Le cose tra noi non sono andate tanto diversamente, in fondo. Tanti sogni, poca luce, tantissima tenebra. 

Ne sono pieni anche tuoi occhi, nei quali forse non ho mai saputo cercare. Ora di te non so più niente se non che sei dove devi stare, lontanissimo, e fuori. Non potrebbe (più) essere altrimenti. Le tue mani sono sempre le stesse distrutte dal lavoro che mi hanno preso le gambe mentre mi facevi innamorare di te, e ancora non passi. Quelle mani, quegli occhi, e tu, forse non passerete mai.

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