Milano · Parole Rubate · Pensieri

E tutta Questa Città

Una sera di metà giugno del 2014 andavo a un concerto in un circolo ricavato all’interno di una piccola stazione di un paesino a 20 minuti dal mio. Intorno alla data c’era dell’hype, ma io non conoscevo i gruppi. Erano 4, ed i secondi mi avevano fatto passare la voglia di rimanere oltre. Invece l’ho fatto.

Ero con mio fratello, a notte inoltrata salgono sul palco gli ospiti principali della serata, si chiamano Nemesi.

Cosa fanno? Per dirlo alla loro maniera, puoi chiamarlo rap, puoi chiamarlo metal, ma fai prima ad ascoltarli. Questo il tormentone, ma sinceramente consiglio a coloro che apprezzano i Limp Bizkit e il crossover in generale di ascoltare tutto il disco “La Sottile Linea Grossa”.

Lo show mi rapisce. I ragazzi sul palco ci sanno fare e si vede (scoprirò in seguito che hanno fatto tour in lungo e in largo in tutta Italia e che sono in attività dal 2005), hanno carattere, uno stile molto personale, degli inserti elettronici e sono veramente tanto incazzati: mi ci specchio.

Dopo il concerto ci ho parlato e nelle settimane successive ho avuto modo di legare con alcuni di loro. Sono passati un bel po’ di anni e i Nemesi sono ormai solo un bel ricordo. Sì, perché coerentemente con la loro linea di pensiero senza compromessi, hanno smesso di suonare. Se avete fortuna forse riproporranno un concerto annuale ogni tanto, e sarà sempre e comunque uno spettacolo.

Nello scrivere i testi del secondo disco sembra che Alessio (sì, quello che per primo mi parlò di Black Mirror!) mi abbia aperto la scatola cranica e ne abbia letto ogni riga, abbia mescolato tutto, ed ecco fatto il disco. La frase che campeggia (dal 2014, per l’appunto) sul mio stato personale di Whatsapp è proprio da un verso di una loro canzone, Il Mare: “Il risultato è un’equazione che vista dal fuori sembrerà sempre un errore”. Sono passati un bel po’ di anni, dicevo, eppure non è ancora passata la pelle d’oca che mi dà ascoltare questi pezzi, e non è passata la loro capacità di farmi sentire un po’ meno sola, libera di odiare l’universo.

Una volta i testi erano anche raccolti e spiegati sul loro sito, che però oggi non esiste più. I Nemesi si sono ritirati dalle scene senza lasciare traccia. E hanno lasciato un buco vuoto nel cuore di parecchi fans, tra cui io, che purtroppo li ho scoperti troppo tardi.

Il loro primo album, “L’Alba dei Morti Viventi” , mi ha sempre convinta un po’ di meno. Il suono è meno corposo e l’elettronica molto meno presente. Nemmeno i testi mi hanno mai rapita in particolar modo.

L’altra sera però, uscendo dall’ufficio tardi (per me, cosa molto insolita), solo 7 giorni prima dell’entrata in vigore delle mie dimissioni volontarie, ho messo un po’ di musica dal telefono, una riproduzione casuale delle canzoni che ho scaricato recentemente. Ed è partita “Questa Città”, proprio da questo album.

Un testo che definire adatto alla situazione mi sembra un eufemismo.

Metri quadri d’aria troppo stretti per pensieri al cubo
Altra notte insonne, altra città dove non c’è nessuno
Vada a farsi fottere il mio cazzo d’orgoglio, il mio modo di fare
Perché questa notte ho solo voglia di lasciarmi stare.

E tu asfalto inghiottimi, fammi perdere nelle tue strade
così vuote e sterili… Dove vado? Faccio decidere il cane
Perciò vadano al diavolo tutti i miei problemi che ho lasciato a casa
Incatenati e che adesso ti tieni

E tutta questa città che si fotta
Ed ogni tua domanda che si fotta!

Che si fotta lei, le stelle e questo emisfero
Questa notte è per me butto peso per stare leggero
Il cane mi conosce e lo sa che non voglio tornare
Mi fa fare il giro largo e ogni tanto si ferma a annusare.
E se il tuo dio lo sapesse tutto il male che hai tentato di fare
con tutti i tuoi alibi che non ricordi più.
No che non li ricordi più… e questa sera non me ne curo neanche un po’.

E tutta questa città che si fotta
Ed ogni tua domanda che si fotta!

Delle notti passate a riempirle di niente, le cose capite, e quelle fatte a fette cosa vuoi che mi importi?
Dei discorsi chiusi che poi son risorti cosa vuoi che mi manchi? Non è un cazzo di film dai risvolti romantici come vuoi che mi senta?
Se finendo le scuse ora ti lamenti che avrei potuto fare questo e fare quello, che avrei dovuto dirti questo e dirti quello
Ora lasciami stare, preferisco uscire col cane
Preferisco parlare col cane

E tutta questa città…
E tutta questa città…
E tutta questa città… che si fotta
Ed ogni tua domanda che si fotta!!

Voglio vedere se sono ancora capace di valere qualcosa
Se valgo ancora qualcosa
Se valgo ancora qualcosa.

 

E allora a noi due Milano, che sembravi accogliermi a braccia aperte ormai quasi 7 anni fa, e invece poi mi hai presa a calci in culo. Mi hai fatto vedere che anche se al paesino ti conoscono tutti perché sei l’unica coi capelli di colori strani, nella città è così facile tornare ad essere nessuno. Mi hai dato qualche contentino per poi buttarmi giù, spingendomi ogni volta più in fondo di quanto fossi quando ero partita. Mi hai costretta a stringere i denti, dopo essermi chiesta mille volte cosa volevo veramente, e a farmi in duecento per farcela. E alla fine Milano mia, non hai mai permesso che ce la facessi. Mi hai messo davanti agli occhi un milione di esempi di chi ce l’aveva fatta, sempre troppo tardi per me. Non sono riuscita a farmi accettare da te Milano, hai vinto tu, e io ora scappo.

Scappo dalle tue mille facce che credo di conoscere, salvo poi scorgere un nuovo piccolo risvolto. Ma sono troppo scottata e non voglio scoprire più niente. Scappo dalle prove che non ho saputo superare, scappo dall’evidenza di non essere abbastanza per te. E soprattutto scappo con la certezza di tornare, e la speranza di non farlo. Mi hai stesa Milano, e ora devo vedere se sono ancora capace di valere qualcosa.

Se valgo ancora qualcosa.

 

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