Parole Rubate · Pensieri

La Prima Volta (Che Mi Hai Lasciata Senza Parole)

Essere senza parole secondo me è un’espressione sbagliata. Non avere niente da dire è possibile riguardo ad un determinato argomento, ma quando ci sentiamo genericamente e complessivamente “Senza parole”, di solito è perché abbiamo così tante parole in testa da non riuscire ad ordinarle. Allora le lasciamo fluire rapide ed inafferrabili, incapaci di metterne una in fila all’altra con un senso compiuto, sono troppo vicine e veloci e soprattutto sono tantissime quindi quanto è sbagliato affermare di non avere parole?

Altre volte invece i concetti sono così enormi e complessi che non riusciamo ad articolarli. Ecco, sì, qui sì che non abbiamo parole. Abbiamo solo pensieri grandi come dirigibili che si scontrano nello spazio limitato della nostra testa, si aggirano lenti ed incontenibili, si mischiano e si inquinano a vicenda, e sono come congelati. Abbiamo parole che non bastano ad afferrare l’immensità di queste situazioni mentali, ma perché accade? Magari perché stiamo cercando di mettere ordine in un progetto ma le opzioni sono troppe. Per me in questo periodo è così, ho un progetto, ma è molto provvisorio, manca del tempo, manca l’intervento di altri, ci sono degli step da seguire e le possibilità si moltiplicano esponenzialmente, quindi non riesco ad afferrare tutto per concretizzare il progetto almeno nella mia testa.

La conseguenza è che il flusso dei pensieri sembra paralizzato. Sembra un fiume lento che scorre in background, mentre nessun pescatore cerca di coglierne i frutti. Resta tutto immobile e abbiamo tantissime parole ma non riusciamo ad appiccicarle sui concetti, non c’è abbastanza tempo, una vita intera potrebbe non bastare. Ed ecco che in un pomeriggio di lavoro a caso, mentre ascoltavo semi distrattamente su Spotify la mia nuova fissa / sogno erotico, il nostro caro buon vecchio MaurizioSalmo LeBonPisciottu  (devo aggiungere altro? No? Ecco), il mio quasi attento cervello ha captato una frase che mi ha fatto alzare dieci centimetri di pelle d’oca e che sono andata a cercare subito per segnarmela.

Scrivo di me prima di dimenticarmi, prima che i fantasmi tornino a trovarmi
Non riesco ad addormentarmi, fallo subito
Se questo è un incubo fai in modo che sia l’ultimo
La prima volta hai bisogno di essere certi, poi le ultime da esperti
Ma non c’è mai l’ultima volta che sogno ad occhi aperti. 

Dopo una trentina di secondi di paralisi mi sono ripresa e sono andata a leggere questo testo per intero. L’ho letto, masticato, inghiottito, mi ha preso lo stomaco, me l’ha stretto in una morsa e non ha mollato mai, probabilmente non mollerà mai.

Alcune volte “Sono senza parole” significa semplicemente “Questa persona ha espresso perfettamente il mio pensiero, quello a cui io non riuscivo a dare una forma, e ha anche scavato ancora più a fondo per far emergere un sentimento che non mi accorgevo di provare”.

Scrivo perché è l’unico modo che ho per ricordarmi pezzi della mia vita, prima che la mia frana mentale seppellisca tutto. Scappo dai mostri nella mia testa e quante volte, quante? Troppe, ho sperato di non svegliarmi più, perché qualunque incubo potessi fare non poteva essere peggiore di quello che mi aspettava nel mondo reale.

Perciò, staccato dalla sua musica, ecco qui uno dei testi più incredibili che io abbia letto ultimamente, sicuramente quello che più si è insinuato sotto la mia pelle.

 

La prima volta ricordo era un fine settimana
Stavo sui tredici, lo zaino pieno di Montana
Gli anni del writing, dei muri nell’all fame
Le note di street name, delle tag sugli skate
La prima volta che sentii una rima era il ’96
Erano i tempi dei walkman e dei tape
Tutto più semplice in tutti gli aspetti
Ricordo scooter rubati, modificati
Le compagnie sopra i muretti
Poi, la prima volta che mi sono innamorato
La stessa prima volta che m’hanno pestato
Gli anni delle dormite sul banco
Gli anni di sentirsi forti in massa ed essere il primo del branco
La prima sbronza era la prima festa
La prima stronza che ho tradito aveva un altro in testa
Il primo cadavere che ho visto stava in una Clio
Il figlio morto a fianco io
Era la prima volta che mi scordavo di dio
La prima volta che ho sognato di stare in cima
Come la prima volta che ho provato a chiudere una cartina
La prima volta non la aspiri
Non è mai come la prima volta che la tiri
Il primo dei mille complessi, i primi favori promessi
I primi amici sono ancora gli stessi
La prima volta che vai oltre come fosse l’unica
L’ultima volta che hai pensato “Questa è l’ultima”

La prima volta non si scorda mai dicono
Vorrei rinascere adesso e riviverlo,
Non devi perderti niente
Ogni prima volta spero
Non devi perderti in niente che valga più dell’oro nero
La prima volta non si scorda mai dicono
Vuoi cancellare tutto adesso e riscriverlo

Non devi perderti niente
Io non l’ho fatto mai
La prima volta che vai oltre come fosse l’unica
L’ultima volta che hai pensato “questa è l’ultima”

La prima volta, quale? proprio quella, hai capito
Dopo ricordo che stavo disteso, zitto, fumavo, guardavo il soffitto
E gli occhi d’ombra all’angolo
Era la prima volta che ho visto dormire un angelo
La prima vera paura di non tornare indietro, mi ricordo stavo in primavera fatto di MD
Non devi perderti niente, mai, non farlo, ma fai ciò che valga la pena di ricordarlo
Quindi spegni lo stereo ora, tu, prova a sentirti vivo
Perché l’ultima volta mia non la ricordo più
Scrivo di me prima di dimenticarmi, prima che i fantasmi tornino a trovarmi
Non riesco ad addormentarmi, fallo subito, se questo è un incubo fai in modo che sia l’ultimo
La prima volta hai bisogno di essere certi
Poi le ultime da esperti
Ma non c’è mai l’ultima volta che sogno ad occhi aperti

La prima volta, ricordo, era un fine settimana
Gli sbirri, i cani, e le tasche piene di ketama
Le fughe in moto guarda, il piede sulla targa
L’inverno, il fumo, il freddo e gli occhi spenti a notte tarda
Sai come com’è, come funziona la prima di ogni volta
Vai oltre come se fosse quella che chiami l’ultima
Sai come com’è, com’è chi pensa “la vita è troppo corta”, e quante volte che hai ripetuto “questa è l’ultima”.

 

 Grazie Mauri per queste parole prestate, e se per caso sei in vena di beneficienza… Sentiamoci.

 

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