Recensioni

L’Amica Geniale – Elena Ferrante

Aggiungiamo un episodio alla serie “Rubriche di cui non frega un cazzo a nessuno” e raggiungendo l’apice della situazione, entriamo addirittura nell’area di competenza del “Ma chi te l’ha chiesto” ed inauguriamo, cari amici, LE MIE RECENSIONI.

Proprio così! Sono sicura che la maggior parte di voi non vedeva l’ora di sentire l’opinione di una sconosciuta a caso valutare cose per cui non ha competenze e conoscenze sufficienti in base a criteri completamente contestabili che si riconducono ad uno solo, ovvero il gusto personale.
Ma in fin dei conti non è proprio questo una recensione? Un’opinione (in questo caso non richiesta) dello scrittore (che adotta i panni del recensore -> come siamo polivalenti!) riguardo a libri, film, serie TV, musica, case, auto, fogli di giornale e chi più ne ha più ne metta.

Ho deciso dunque di pubblicare in questa domenica *INSERIRE CARATTERISTICHE DI QUESTA DOMENICA* una recensione dell’ultimo libro che ho letto con successo (sono ora alle prese con Infinite Jest di Wallace in seguito a ben 2 consigli ricevuti e credo che il primo round lo vincerà il libro), ovvero L’Amica Geniale di Elena Ferrante.

Scrivo L’Amica Geniale ma mi riferisco all’intera serie, una quadrilogia composta da:

L’Amica geniale
Storia del nuovo cognome
Storia di chi fugge e chi resta
Storia della bambina perduta.

I quattro episodi sono usciti tra il 2011 ed il 2014, sono ambientati a Napoli a partire dagli anni ’50 e sono narrati in prima persona da Elena Greco, la quale racconta la storia della propria amicizia con Raffaella Cerullo detta Lila.

In questi libri è raccontata semplicemente la storia della vita delle due protagoniste da quando erano bambine, fino ad arrivare all’età adulta (l’ultimo capitolo si chiude intorno ai 60 anni di Elena e Lila). I primi due libri parlano anche della situazione a Napoli, in particolare “al rione”, e personalmente ho trovato interessante ed incredibile leggere quanto 60 anni fa le cose potessero ancora essere così radicalmente diverse da oggi: le scuole medie erano considerate roba da ricchi, non parliamo delle superiori o dell’università (che conferiva automaticamente il titolo di studioso colto e per questo superiore agli altri); le donne spesso non uscivano dal rione e non lasciavano Napoli nemmeno una volta nella vita, si assiste a intere generazioni che non hanno mai preso un treno o un aereo, la sacralità dei genitori, la povertà… sono solo alcuni esempi.

La trama in sé non è sconvolgente, trattandosi appunto delle vite di due ragazze normali, dai caratteri complementari, che in quanto tali vanno a scuola, iniziano a lavorare, si sposano, hanno figli, divorziano, litigano, insomma vivono. Gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza occupano i primi due episodi della serie, in particolare gli anni tra i 16 ed i 20 occupano parecchi capitoli ed i ritmi sono lenti, a volte vengono descritti i singoli giorni di una settimana, mentre in seguito ci sono sbalzi temporali di anni e se il libro 1 e 2 occupano circa 20 anni i libri 3 e 4 ne coprono quasi 40.

Lo stile della Ferrante è scorrevole, carico di pathos e al tempo stesso chiaro. A parte un piccolo abuso dell’espressione “senza soluzione di continuità” in uno dei capitoli, stilisticamente è quasi impeccabile. Ho apprezzato anche i riferimenti storici, gli anni del terrore in Italia, la descrizione del clima di incertezza che si respirava soprattutto a Napoli ma anche nel resto del Paese, a causa delle frequenti morti brutali, delle esplosioni improvvise, dei disastri naturali.

I capitoli sono suddivisi in sottocapitoli numerati: lo stile dell’autrice prevede che spesso, nell’ultima riga di questi sottocapitoli, ci sia una rivelazione, un passaggio inaspettato o un mistero risolto. Ammetto che quando ho iniziato a capire il trucco ogni tanto mi scappava l’occhio alla fine, e molto spesso mi rovinavo effettivamente la sorpresa.

Sì, perché uno degli aspetti positivi della serie de L’Amica Geniale è che, pur non avendo una trama fantascientifica e non essendo un giallo ma semplicemente una biografia inventata, riesce a lasciare il lettore spiazzato a più riprese. I colpi di scena, se così possiamo definirli, non mancano e devo dire che la maggior parte mi hanno fatta arrabbiare, ma suppongo che fosse l’effetto voluto. Specialmente il gran finale mi ha lasciato l’amaro in bocca, ma non diremo ovviamente il perché: il libro si apre con una premessa ovvero che Lila è sparita senza lasciare traccia di sé, ed Elena (personaggio), scrittrice di professione, decide di scrivere questa storia per far rivivere l’amica tra le pagine del suo romanzo. L’epilogo è diverso da come lo avrei voluto, ma coerente con il resto della storia, e quindi mi tocca farmene una ragione.

Al di là di tutte queste premesse, vorrei spiegare perché consiglierei di leggere questo libro quasi a tutti, praticamente escluderei solo quelli senza un briciolo di sensibilità. Prima di tutto trovo che chiunque possa ritrovarsi in qualche passaggio di questi libri, che intrecciano le vite di personaggi numerosissimi e situazioni di vita comuni. In secondo luogo, e questa è la magia di Elena Ferrante, chiunque lei sia: il personaggio di Lila è tratteggiato in modo incredibilmente preciso, profondo, ponderato. La Ferrante, attraverso il personaggio di Elena (detta Lenù), indaga la psicologia della co protagonista così a fondo da farmi provare invidia: come vorrei che ci fosse qualcuno capace di guardarmi dentro in questo modo pazzesco, ho pensato mille volte, qualcuno in grado di scoprire collegamenti della mia psiche che non erano chiari nemmeno a me stessa, in grado di analizzare i miei comportamenti e ricondurli al mio carattere, alla mia esperienza, qualcuno in grado di scompormi in mille pezzi e ricompormi ordinatamente. Perché è questo che fa la scrittrice, al punto che in certi passaggi è quasi impossibile credere che la storia sia inventata, che il personaggio non sia reale, che sia stato possibile attingere dalla propria mente e non da un’esperienza concreta a concetti e dati precisi, dando vita a una storia con una credibilità che a volte non hanno neanche le storie vere. Anche ammesso che, come probabilmente è, l’autrice abbia preso spunto da diverse situazioni, il fatto di essere riuscita ad unirle in modo così coerente all’interno di uno stesso personaggio è, a mio parere, una prova di straordinaria empatia e capacità descrittiva.

Ecco quindi secondo me in cosa L’Amica geniale è un’opera di grande talento: nell’analisi psicologica dei personaggi, nella sensibilità dell’osservazione che cercherò di tenermi addosso il più a lungo possibile.

E voi l’avete letto? Vi è piaciuto? Se qualcuno non li ha letti e questa recensione vi ha incuriosito, trovate qui il primo episodio:

Vi ricordo che è anche possibile scaricare un estratto gratuito sul kindle reader, nel caso in cui se ne possegga uno.

Buona lettura!

5 thoughts on “L’Amica Geniale – Elena Ferrante

  1. Lila…solo Lenù chiama Raffaella con quel nome da cagnolina, forse perché Lenù è l’unica a non aver compreso “l’amica” condizionata da un pregiudizio che, negli anni a venire, diventa quasi un rimorso e “fonte” di immaginazione.

  2. io continuerò chiamandola Lina; la differenza fondamentale fra le “amiche” sta nella la vita e nel rispettivo punto di partenza. Quella di Lina è dura e aggravata (ma questo è un merito) dall’integrità. Elena invece ha una vita più coordinata e predisposta alla corruttibilità. Entrambe conoscono se stesse ma Lina per istinto (quasi una bestiolina, e forse quel nome da cagnetta nasce da lì) ed Elena per “deduzione”. Quando Lina espone quel suo bel disegno che in seguito poi distrugge con determinazione; lo fa per consapevolezza, sa di non essere preparata, sa di avere una famiglia su cui non può contare ma che al contrario preme e conta su di lei : conosce se stessa e teme le intrusioni che potrebbero sbilanciarla. Anche a me è successa la stessa cosa, quando organizzai la mia prima mostra che ebbe anche successo…eppure mi sentivo come lei: esposta e prigioniera. Anche io distrussi tutto e per anni mi occupai d’altro. Elena no, accetta il compromesso. bye bye

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