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L’Autunno ad Aprile

Dacché ho memoria aprile, a partire dalla parola stessa, è sempre stato un mese di speranza, di rinascita e di avvenire. La primavera entra dirompentemente nel vivo: inizia con i fiori che sbocciano all’improvviso, riempiendo di colori sgargianti quella tela a tinte grigie che era il mondo invernale; poi col sole tiepido e le giornate lunghe che promettono l’arrivo dell’estate, presto.
A Margaret River invece aprile è un mese di chiusura. Dicono che l’autunno qui inizi a marzo, ma la scorsa settimana abbiamo avuto giornate con 32 gradi ed il sole non è quasi mai mancato. Però questa settimana, proprio come uno scherzo di cattivo gusto, il primo aprile ha abbassato tutte le temperature e dopo pochi giorni è arrivata la pioggia. Dicono che a maggio e giugno piova senza interruzione; non è il caso ora, ma stiamo avendo una piccola anteprima.

La stagione del turismo è finita. A breve ci saranno due settimane di vacanze di Pasqua, e il molo di Busselton si riempirà di famiglie che arrivano da Perth per raggiungere la casa vacanze, far correre i bambini sulle spiagge di Dunsborough coi calzoni lunghi rimboccati fino al ginocchio, e per passare qualche giorno in questi paesini che seguono l’andamento del sole. Nei ristoranti le cucine aprono alle 11 e chiudono alle 20, a volte 20.30. Alle 22 è impossibile trovare un locale aperto, giusto il weekend ci si può rifugiare alla Tavern per bere una birra al volo, mentre i baristi tirano dentro i coperti ed asciugano gli ultimi bicchieri. 
Nella settimana che ho passato in ostello l’orario più gettonato erano le 5 del mattino. Quasi tutti lavoravano in vigna, iniziavano alle 6. L’ho fatto anche io per una manciata di giorni, uscendo di casa in tempo per vedere il cielo tingersi di arancione e poi lilla. Con un thermos di tè attaccavamo i grappoli freschi e sodi prima dell’alba, e vedevamo il sole rovesciarsi sul pendio della vigna, acciuffare la punta delle foglie della nostra pianta, per poi spalmarsi ovunque e far cadere uno ad uno gli strati di vestiti che avevamo indossato per il freddo dell’aurora. 
Ma ora la raccolta è completa, in cantina gli operai aggiungono e tolgono ingredienti da enormi botti piene di succo d’uva che un giorno diventerà vino australiano, e i vendemmiatori si trovano disoccupati. 

Dopo le vacanze di Pasqua anche il turismo cesserà del tutto. I ristoranti chiuderanno nel pomeriggio e qualche giorno a settimana, i proprietari dei dehors si prepareranno a lunghe giornate solitarie nel locale vuoto sotto ad un fungo riscaldante, oppure partiranno a svernare in qualche meta del sudest asiatico.

La mandria che manda avanti tutto questo, i backpackers, si prepara a migrare a sua volta: si va “al nord”, dove le stagioni sono solo due, bagnata e asciutta, e sta iniziando la seconda. 
Sapevamo che la nostra coinquilina Sofia sarebbe partita ad inizio aprile. Lei lavorava con Mario, andavano e tornavano insieme, cucinavano e bevevano insieme. Abbiamo fatto qualche festa e qualche barbecue, e ieri ha fatto le valigie ed è partita. Alessandro, un genovese un po’ criminale che a parte il lavoro era costantemente a casa per mancanza di stimoli e patente, ha scoperto che i datori di lavoro non gli faranno lo sponsor. Da un giorno all’altro ha messo le sue cose in scatole e cestini rubati al supermercato ed è andato a Perth in cerca di maggior fortuna. Nelle stanze dei due ragazzi restano gli armadi con le ante aperte, le lenzuola appallottolate e qualche pezzo delle loro storie. Sofia ha tre evidenziatori nel cassetto, una crema solare e tante graffette. Sta studiando per diventare medico e a 30 anni le è venuta un po’ di acne. Alessandro ha sparpagliato spazzatura, cibo e vestiti ovunque. “Questa roba non mi serve, la butto” ha detto, ma io gli ho chiesto di lasciare tutto in camera, avremmo guardato se c’era qualcosa di interessante e il resto lo avremmo donato agli Op Shop. 

Nel gruppo Whatsapp dell’ostello mandano un video. Tre macchine, giganteschi 4×4 con rooftent e taniche attaccate in ogni angolo del mezzo, lasciavano il parcheggio definitivamente. A bordo c’erano 5 persone in tutto, ognuno con lo stesso progetto. Exmouth, forse Broome, per finire i giorni per rinnovare il visto. 

Oggi sono a casa da sola e piove. Stasera al ristorante non ci sarà nessuno, come ieri e la sera prima chiuderemo presto, tornerò a casa al buio temendo i ragni che in casa escono soltanto la notte. Ieri ne ho portato fuori uno con un pezzo di cartone; è stata la prima volta. 

Questo aprile sa di chiusura. È sempre strano restare mentre gli altri partono. A breve, forse, anche noi potremo andare; intanto salutiamo: “In bocca al lupo, magari ci vediamo al nord, fai avere tue notizie”, e saranno queste le ultime parole che ci siamo scambiati. 

 

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